A Vientiane, in Laos, abbiamo provato a contattare diverse organizzazioni che sembravano essere promettenti dal punto di vista del nostro progetto. Boby, dalla fattoria biologica della seta Mulberries (gelsi, ndt) ha risposto in maniera coincisa e diretta: “non sono a Vientiane in questo momento, sono alla fattoria. Volete venire?” Phonsavan, dove si trova la fattoria, non era sulla nostra lista di posti da visitare. Ma senza pensarci troppo abbiamo deciso e dopo pochi giorni abbiamo bussato alla porta di Boby. E’ stata decisamente una buona scelta. Mulberries è già quasi una legenda.
L'organizzazione è stata fondata nel 1976, quando mia mamma, Kommaly Chanthavong, è stata costretta a emigrare insieme a molte altre famiglie dal nord del Laos a Vientiane a causa della guerra in Vietnam. A Vientiane non ci sono campi di riso e coltivare riso era una delle poche cose che quelle persone sapevano fare. Un’altra cosa era tessere. È per questo che ha riunito un gruppo di 10 donne capaci di tessere. Alcune delle persone che conosceva avevano portato con se telaio e tessuti. Hanno formato un gruppo di donne perché lavorando individualmente si è troppo esposti, gli intermediari pagano di meno. Lei ha deciso di riunire le tessitrici in modo di vendere i prodotti ad un prezzo equo. Come gruppo avrebbero potuto anche essere sostenuti dal governo, acquistando cibo, riso, zucchero, o vestiti in blocco a minor prezzo.
L'idea si é rivelata essere un grande successo, più e più persone si sono aggiunte, anche da altre professioni come produttori di cesti o intagliatori. Presto da gruppo informale si sono trasformati in una cooperativa, talmente noti che nel 1990 furono visitati dal primo ministro. Il quale, impressionato dal lavoro di Kommaly, le chiese di tornare alla sua zona natale per aiutare la gente del posto, ridotti in condizione di estrema povertà.
E lei è tornata. Non c'era niente lì, quasi nessuna costruzione, senza strade. Ha vissuto con la popolazione locale per circa due anni studiando la situazione prima di segnalare al governo che ciò che le persone qui sono ancora in grado di fare è produrre bachi da seta e tessere. Ha deciso di far rifiorire queste attività per creare posti di lavoro da quelle parti. Ha chiesto al governo di aiutarla e ha ricevuto questa terra in gestione per 30 anni. Prima ha iniziato a piantare gli alberi: tra il 1993 e il 1994 è andata in Thailandia per saperne di più sulla produzione della seta; ha trascorso lì alcuni mesi e poi è tornata qui e ha iniziato a utilizzare le tecniche che ha imparato. Ha portato alcuni semi di gelso da far crescere qui.
La gente del posto utilizzava ancora tecniche molto tradizionali, abbastanza per produrre per uso personale, ma non per la vendita. La mamma ha cercato di ottimizzare l’approccio locale usando le tecniche che ha imparato. Ha anche iniziato a rinvigorire il suolo. Si è rifiutata di usare prodotti chimici, anche avendo imparato in Thailandia come fare. Ha voluto mantenere tutto organico. Poi, abbiamo iniziato a pensare di portare qui la gente perché possano vedere cosa stiamo facendo e imparare. Abbiamo iniziato a formare persone di diverse province. Tanti vengono ad imparare qui per poi diffondere tecniche e conoscenze nei vari villaggi. Ora abbiamo circa 300 famiglie con cui collaboriamo direttamente e più di 2000 persone che si sono formate alla fattoria.
Il numero di persone supportate da Mulberries è in crescita ogni anno. Tutto il loro lavoro si concentra nell'aiutare le comunità locali, mantenendo i tradizionali metodi di produzione biologica della seta e di sviluppo dell’agricoltura, permettendo anche di assumere alcune decine di persone. Altre centinaia sono supportate direttamente nei loro villaggi, a cui Mulberries fornisce gratuitamente i vermi da seta insieme a strumenti, materiali e conoscenze. Tutto questo lavoro richiede una passione infinita e una forte leadership. Leadership che sta lentamente passando da Kommaly a sua figlia, che tre anni fa ha lasciato la sua vita in Australia per tornare in Laos e aiutare la popolazione locale.
E' stata dura. Volevo venire ad aiutare, cosa che ho fatto nel 2009 per tre mesi. Ma non ho preso una decisione definitiva fino al 2013; ho continuato a procrastinare fino al momento giusto. Il momento è arrivato quando è morto mio zio. Ha avuto un ictus. E’ stata come una sveglia per me: un giorno la stessa cosa potrebbe succedere a mia madre. Vorrei non accadesse mai, ma se succede che ne sarà di tutte quelle persone che aiuta? Non puoi startene in Australia e fare il lavoro da li. Devi stare qui per capire come funziona il tutto.
E' stata una decisione molto difficile. Boby ha lasciato la sua famiglia, un lavoro stabile e buone condizioni di vita per tornare in Laos e continuare il lavoro di sua madre.
E' stato un cambiamento scioccante. Pensavo che mio marito avrebbe risposto negativamente. Pregavo che cambiasse la sua decisione e mi lasciasse partire, ma alla fine non si è opposto. Non voleva che andassi ma capisce che devo tornare prima che sia troppo tardi.
Prima di venire qui ero una ragioniera, lavoravo per una banca. C’è una differenza enorme tra lavorare con i numeri e lavorare con le persone. Con le persone è più difficile. E' una delle cose che devo imparare. “Pazienza” è la parola chiave qui. Anche se ho lineamenti asiatici sono cresciuta in una cultura diversa. Il mio modo di lavorare e di pensare è diverso dalla gente del posto. Non vedono il mondo come lo vediamo noi. Una cosa può andar bene a loro, ma non a te; o viceversa. Cerchiamo di incontrarci nel mezzo o li spingiamo ad andare nella nostra direzione quando ce n’è necessità. Lavoriamo sia con persone che non sanno scrivere che con medici, professori e tecnici. Si tratta di un grosso passo per me.
Ma anche se ho preso la mia decisione e sono qui, a volte mi mancano le mie figlie cosi tanto che avrei voglia di fare le valigie e tornare. Mia figlia maggiore, Laura, ha 10 anni. Sono partita quando ne aveva 7. Ma lei sta bene lì, con suo padre. Abbiamo una famiglia molto unita sia dalla mia parte che dalla parte di mio marito. Mi mancherà molto aver perso questi momenti. Ho mia figlia minore con me, ma alla fine di questo anno tornerà in Australia per andare a scuola. Abbiamo preso in considerazione l’idea di tornare in Laos tutti insieme, ma l’anno precedente avevamo trasferito Laura in una nuova scuola. Non volevamo farlo di nuovo. Mio marito ancora lavora, così abbiamo deciso di provare prima in questo modo. Lui, in realtà, é di queste zone, ma non vuole tornare; si ricorda la guerra ed è stata un'esperienza traumatica per lui. Questa regione è stata bombardata pesantemente, in tutta la zona sono sopravvissute alla guerra solo sei mucche. E' stata una guerra segreta, la maggior parte delle bombe è caduta qui, non in Vietnam. Tutta l'area a nord è stata bombardata. Mio marito è fuggito da qui e non vuole tornare. Tutte quelle persone che sono morte a un passo da lui, un ragazzino, sono impresse nella sua memoria.
La zona in cui si trova Mulberries era piena di bombe inesplose (UXO). E’stata ripulita con cura e oggi è sicura. Ma la gente dei villaggi vicini non spinge mai la vanga in profondità, si limitano a lavorare la superficie, lentamente. Imparando dall'esperienza non si fidano della terra. Troppi loro familiari sono morti o sono rimasti invalidi a causa di ordigni inesplosi.
Pochi sanno che il Laos è il paese più pesantemente bombardato al mondo pro capite nell'intera storia. Nonostante la posizione ufficiale di neutralità, durante la guerra del Vietnam negli anni 1964-1973 gli USA hanno bombardato pesantemente il Laos. Più di 580.000 missioni di bombardamento sono state condotte, una missione ogni 8 minuti, tutti i giorni per 9 anni. Per di più, circa il 30% degli ordigni non è esploso ed é rimasto in terra dopo la guerra restando un pericolo per la popolazione. Con questi ricordi, non è certo strano che non se la sentisse di tornare. Ma la necessità di aiutare le comunità locali è risultata essere più forte.
E' sempre stato in un angolino della mia mente, volevo tornare ad aiutare la mia gente. Penso che sia perché uno cresce in una casa piena di gente che tesse sotto lo stesso tetto, condividendo i pasti ogni giorno, raccogliendo il riso, crescendo. Tutte queste persone diventano una famiglia allargata. E' parte di te, non vuoi che questa organizzazione si fermi. Un giorno mia mamma potrebbe andare in pensione e sarebbe troppo tardi. Devo imparare le cose ora che posso ancora lavorare con lei, viaggiare con lei, capire.
E c'è molto da imparare. Boby ci ha messo un anno per comprendere appieno il ciclo di produzione di una sciarpa, in cui sono coinvolte circa 25 persone, considerando ogni singolo stadio.
Ci sono varie fasi, a partire dalla coltivazione dei gelsi e dalla raccolta delle foglie. I gelsi forniscono non solo il cibo per la crescita dei bachi da seta ma anche frutta per i coloranti e da mangiare, corteccia per fare il tè e foglie come fertilizzante organico. La fase successiva è l’allevamento dei vermi, che è la parte più difficile. Se i vermi muoiono perché hanno preso qualche malattia, tutto il duro lavoro è andato. Questi vermi sono molto sensibili alle malattie. Hanno nove nasi! Bisogna cambiare i vestiti prima di entrare nella stanza dove si allevano. È necessario essere attenti, trattarli come esseri umani. Hanno bisogno di essere nutriti tre volte al giorno. Le foglie devono essere appena raccolte. Una cassetta di bachi da seta, formato A4, ha circa 20.000 uova, che mangiano circa 500-700 kg di foglie. Se moltiplichi, noi alleviamo almeno 6-8 cassette, a volte 13 ... è un sacco di lavoro. Poi distribuiamo parte dei vermi ai villaggi in cui la popolazione locale continua a farli crescere. Di solito l’intera famiglia è coinvolta. Principalmente madre e padre, ma anche i bambini contribuiscono. Quando i vermi sono pronti, li portiamo di nuovo qui per la filatura e l’avvolgimento, entrambe richiedono diverse fasi. Poi, abbiamo gli abitanti dei villaggi che producono i coloranti. Usiamo ingredienti naturali: foglie, fiori. Siamo in grado di ottenere fino a quasi 100 colori. Poi c’è la tessitura e, separatamente, la preparazione di frange o altri elementi decorativi.
Cosi la sciarpa è pronta e dopo 1-2 mesi arriva in un negozio. Insieme alle sciarpe, Mulberries vende anche cosmetici e tè prodotti naturalmente. Tuttavia, il progetto è molto più ampio. Già ora alla fattoria stanno costruendo una caffetteria; in futuro, vogliono creare un centro di apprendimento, gite per le scuole nazionali e straniere e altre iniziative.
Produrre una sciarpa è un processo talmente lungo che dobbiamo pensare ad altri modi per rendere questo luogo sostenibile. Il mio staff mi ha detto che avrebbero voluto un laghetto per allevare pesci. Ho detto ok, ve lo faccio, ma poi lo gestite voi. Bisogna prendersi cura dei pesci, dargli da mangiare, assicurarsi che nessuno li rubi. Poi son venuti e m’han detto: “mettiamo su una caffetteria”. Vogliamo sviluppare quest’area, non solo per i turisti, ma anche per la gente del posto. Possiamo organizzare un mercatino per prodotti biologici. Le famiglie possono portare i loro figli a conoscere la coltivazione biologica. Dobbiamo piantare dei fiori per creare atmosfera, costruire un parco giochi per i bambini. Lo facciamo lentamente, passo dopo passo. Penso che questo aiuterà il progetto ad essere sostenibile, visto che la sola produzione della seta non è sufficiente.
La cosa principale resta mantenere uno standard elevato e diffondere consapevolezza sulla produzione biologica della seta.
Sviluppare il biologico è un modo per sostenere sempre più famiglie. Vendiamo i nostri prodotti sia in zona che all'estero. Non vedo nessun altro prodotto oltre a seta e artigianato nel quale siamo in grado di competere. Non riusciremo ad essere competitivi nella produzione di riso; siamo un paese troppo piccolo per competere con Thailandia e Vietnam. Il futuro del Laos è nel biologico, perché la terra è ancora incontaminata a differenza di Thailandia e Vietnam. L’industria qui non è ancora sviluppata, c’é poco. Thailandia e Vietnam producono in massa e non è facile per loro produrre biologico. Per noi produrre biologico è più facile: basta dire agli agricoltori di mantenere l’approccio attuale e ottimizzarlo con le nuove tecnologie. Partiamo da un livello basso, ma svilupparci é più semplice. Per coloro che hanno già un determinato livello di produzione è difficile convincerli a diminuire, a tornare al biologico, che è molto più lento e meno efficiente.
In effetti la produzione biologica non è facile. E' un lavoro duro, che in molti altri posti si fa con macchine e prodotti chimici. Avendo l'occasione di osservare e partecipare ai lavori della comunità locale siamo impressionati dalla loro forza e pazienza che permettono a tante persone di godersi fantastici prodotti fatti a mano. La maggior parte di noi non ha idea di quanto lavoro e passione siano racchiusi in ogni oggetto fatto a mano. Non conosciamo le storie di coloro grazie ai quali esistono posti come Mulberries. Vale la pena di dedicargli un po' di tempo, di controllare l'etichetta, risalire alla storia. E' già un piccolo passo per aumentare la consapevolezza, e da lì non si è troppo lontani dall’attuare un cambiamento.
Se posso dare un messaggio a potenziali changemaker, direi solo di alzarsi e iniziare ad agire. Non aspettare o non pensarci troppo. Tante persone si concentrano sull'agire o meno. Se decidi di fare qualcosa devi solo buttarti e provare. Se fai degli errori, ti saranno da lezione. Impara da questi. Probabilmente ne farai ancora. Ma è cosi che si cresce; parte della vita è imparare da questi errori e cercare di non commetterli di nuovo. Va avanti e inizia un cambiamento adesso!
Boby Vosinthavong – attuale leader della fattoria Mulberries, figlia della fondatrice Kommaly Chanthavong, nominata a premio Nobel per la Pace nel 2005.
Ulteriori informazioni su Mulberries