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Fallisci solo se ti arrendi


 

Dopo alcuni anni che facevamo un Cammino l'anno, siamo finiti a lavorare in ufficio, con ferie limitate, che ci impedivano di trovare tre settimane di fila per attraversare la Spagna o l'Italia. Tuttavia, volevamo tornare alle nostre Spirit Cards del Cammino (che molti di voi hanno ricevuto dopo l'ultima #MileStoneExperience), e volevamo anche sfidare noi stessi a muoverci un po' e cercare di puntare ad altri obiettivi, invece di raggiungere Santiago o Roma. Un giorno tornando a casa ho suggerito che avremmo potuto correre una maratona, sicura che Andrea si sarebbe messo a ridere. Invece, ha detto sì. Per quattro mesi ci siamo allenati 3-4 volte a settimana (mentre discutevamo le Spirit Cards), il che non era facile considerando che Andrea lavorava a Lodz e viveva a Varsavia, viaggiando per 5 ore ogni giorno, il che significava che a volte finivamo il nostro allenamento a mezzanotte e già alle 5 del mattino Andrea doveva svegliarsi per andare a prendere il treno. Siamo partiti quasi da zero, molto lentamente fino a percorrere 20-25 km. Non corri mai più di 30 km prima di una maratona. Dopo 30 km, indipendentemente dalla quantità di ore allenate, il tuo corpo inizia a risentirne e richiede molto tempo per riprendersi. Prima di una maratona abbiamo corso 2-3 mezze maratone, ma non ci siamo mai spinti oltre i 30 km. Il giorno prima della gara il nostro umore rimbalzava tra "Sicuro! Possiamo farcela!" a "Non ce la faremo mai, saremo già a 4 di spade a metà strada". Non abbiamo letto molto dal punto di vista nutrizionale o altre forme di preparazione, l'unica cosa che abbiamo preso abbastanza sul serio è stato lo schema di allenamento che Jaap ha condiviso con noi. E così è venuto il giorno. La maratona di Varsavia, 42 km tra le vie della capitale polacca. Ironia della sorte, il percorso passava ben due volte davanti casa nostra - al 18° e 34° km (e questo dovrebbe essere seriamente proibito!). I primi 20 km sono andati via lisci, anzi, abbiamo corso un po' più veloce del solito, pompati dall'adrenalina e dall'energia di tutte le altre persone intorno. Dopo la prima metà ci siamo resi conto che se almeno uno di noi voleva avere la possibilità di finire la maratona, avremmo dovuto separarci. Abbiamo ritmi diversi e il fatto di correre leggermente più lentamente o più velocemente della propria andatura naturale aumenta lo sforzo. Andrea, che è un po' più veloce, è andato avanti. Sono riuscita a correre fino a circa il 30° km. Poi è stato un misto di corsa e camminata, ma la verità è che ogni singolo passo era un braccio di ferro. Non ce la facevo più e nel mezzo di quella crisi ho visto il nostro condominio mentre il circuito passava proprio li davanti. Ero completamente sfatta, ho deciso che se non riuscivo più a correre, allora era meglio fermarsi del tutto e sono andata nel nostro appartamento al terzo piano. Ho scritto ad Andrea un messaggio di resa e mi sono stesa per un minuto o due, completamente vuota. Non c'era un solo pensiero nella mia mente. E' stato il mio corpo a decidere di rialzarsi, scendere le scale e ricominciare a correre. Dovevo sorpassare le macchine che stavano già riaprendo le strade. Ero l'unica a correre. Tutti gli altri che non si erano ancora arresi camminavano a malapena. Ho corso gli ultimi 5-6 km molto più velocemente del previsto, tanto che anche Andrea - che avevo informato - non era lì quando ho tagliato il traguardo, pensava che ci sarebbe voluto molto più tempo. Beh, in totale sono state 6 ore, ce n'è voluto di tempo. ;) Cosa ho imparato da tutto questo? Soprattutto che fallisci solo se ti arrendi. Non ho corso tutto il tempo. Mi sono persino fermata nel mezzo, ho perso la speranza. Ma alla fine ce l'ho fatta. Ho attraversato il traguardo da sola. Una degli ultimi tra coloro che hanno terminato la maratona, completamente distrutta fisicamente ma incredibilmente rafforzata mentalmente. Ho imparato molto su come funziono - a volte sopraffatta dai dubbi, ma alla fine mi sono sempre alzata per tentare di nuovo. Ancora. E ancora. Tutto sommato, credo che questa sia l'unica differenza tra fallire e farcela: tornare a provarci.

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