Iniziamo la nostra serie di post sul #YearOfCommunity, l'anno della comunita', riflettendo su cosa intendiamo con il termine "comunità". Noi spesso lo utilizziamo in senso lato per parlare di gruppi di persone che prendono la decisione consapevole di fare qualcosa insieme e mettono impegno ed energia nel creare relazioni, implementare idee e superare potenziali conflitti o difficoltà. All'interno di questa definizione includiamo ad esempio comunità intenzionali di persone che hanno deciso di vivere insieme, quartieri o villaggi che vogliono creare legami piu' stretti che vadano oltre ad un cortese "buongiorno" quando ci si incrocia per strada, ma anche collettivi o organizzazioni che non vivono insieme ma hanno una missione comune e la volontà di attuarla prendendosi cura delle relazioni interpersonali, ecc. Quest'anno vogliamo condividere con voi i nostri pensieri e le nostre esperienze con tutti questi tipi di comunità, anche se il nostro focus principale sara' sulle comunità intenzionali. Queste sono alcune delle definizioni che si trovano in giro:
Wikipedia (versione inglese, la pagina in italiano non esiste) ci prende abbastanza dicendo che: "Una comunità intenzionale è una comunità residenziale volontaria che è progettata per avere un alto grado di coesione sociale e lavoro di squadra fin dall'inizio. I membri di una comunità intenzionale hanno tipicamente una visione sociale, politica, religiosa, o spirituale comune, e in genere condividono responsabilità e proprietà".
Il tipo specifico di comunità intenzionale a cui siamo particolarmente interessati sono gli ecovillaggi definiti da GEN Europe (Global Ecovillage Network) come "manifestazione di innovazione e creatività umana consapevole: gruppi di persone che vivono i loro principi, rigenerando il loro ambiente e intensificano il loro senso di appartenenza e i loro obiettivi come una comunità".
Per dirla con parole nostre, un ecovillaggio è una comunità di persone che condividono la stessa visione e gli stessi valori e si mettono insieme per co-creare il proprio spazio vitale in modo sostenibile e responsabile, nel rispetto della natura e degli altri, e ricevendo in cambio protezione, amore e uno scopo. Di nuovo, le comunità ed ecovillaggi in giro sono molto variegati, alcuni di loro occupano vecchi villaggi e hanno un'economia condivisa in cui tutte le risorse sono in comune, altri mantengono economie indipendenti e affittano insieme lo stesso edificio. Alcuni sono fortemente strutturati e organizzati, mentre altri sono piu'... diciamo.. flessibili. Alcuni sono composti da una manciata di persone, altri arrivano ad alcune centinaia di membri. Ci sono quelli incentrati su una qualche fede o filosofia, mentre altri preferiscono starne alla larga. Alcuni consistono nel condividere gli stessi spazi e altri hanno una missione e uno scopo forti che vanno ben oltre il proprio gruppo. Una cosa è chiara, creare una comunità non è un gioco da ragazzi: si dice che non più del 10% delle comunità sopravvive nei primi 2 anni. In effetti e' bene ricordare che dietro l'immagine idilliaca descritta sopra, in realtà, c'è un duro lavoro che richiede molta consapevolezza di sé, vulnerabilità, impegno e apertura a migliorare le proprie capacita' interpersonali, inclusa la gestione dei conflitti, feedback onesti, ecc. Tratteremo alcuni dei problemi e delle sfide piu' comuni in uno dei prossimi post.
Negli ultimi anni abbiamo visitato parecchie comunità ed ecovillaggi e torneremo su quelle storie, condividendo nel frattempo con voi anche la nostra attuale esperienza in Arterra, un ecovillaggio in Spagna. Restate sintonizzati :)
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