Come parte del nostro #YearOfCommunity, ne vogliamo descrivere alcune che abbiamo avuto la possibilità di visitare e supportare come volontari.
Kadagaya è una piccola comunità intenzionale* in Perù, costruita attorno a un approccio scientifico. I loro fondatori provengono da un background accademico e vogliono usare le conoscenze scientifiche in ogni aspetto della comunità, dall'agricoltura all'edilizia, fino alle interazioni interpersonali. Non hanno abbracciato nessun approccio spirituale o religioso, credendo nella sperimentazione e nell'aggiornamento costanti, piuttosto che seguire un certo libro o fede. Vedono la scienza come uno strumento per l'umanità per superare i problemi e la tecnologia come un modo per progredire. Anche il denaro è solo uno strumento a loro avviso, che hanno deciso di utilizzare per il momento, per accelerare il processo, ma nella loro visione ideale non c'è bisogno di denaro, che tende a dividere le persone. Il loro obiettivo è riuscire a soddisfare i bisogni primari di ogni membro della comunità, definendo insieme cosa significano i bisogni primari per ognuna dei membri. Credono in un'economia del dono in cui ognuno fa del suo meglio, senza pesare sul bilancino ogni singolo contributo. Se le persone sentono la necessità di qualcosa che va oltre i bisogni di base, possono lavorare online o aprire la propria piccola attività. Al momento in cui li abbiamo visitati, oltre a due fondatori e al loro bambino di 3 anni, avevano a bordo una persona del posto e la sua famiglia ed erano in procinto di accogliere due nuovi membri. Di solito accolgono volentieri volontari, molti dei quali pensano di tornare e diventare membri a pieno titolo. Tutti vivono nello stesso edificio, separati da tende che non garantiscono molto spazio per la privacy, anche se con il tempo progettano di costruire più case. L'obiettivo e' creare uno spazio pienamente sostenibile e autosufficiente per 40 persone, che possa diventare un esempio per gli altri, un'alternativa pronta prima che arrivino le crisi che vediamo all'orizzonte. Una volta raggiunto un buon standard, l'idea e' di creare una rete di comunità affini e condividere le conoscenze e l'esperienza acquisite, in modo che il modello possa essere replicato più velocemente.
Janajpacha è una comunità ecologica e ashram sciamanico in Bolivia fondata da Chamalu, che per lungo tempo ne è stato il leader e guru. Janajpacha ha festeggiato recentemente il trentaduesimo anniversario, ma come comunità e' cambiata molto nel tempo. C'è stato un momento in cui vivevano fino a 100 persone nel loro vasto terreno, accogliente e confortevole, ma quando l'abbiamo visitata era gestita da circa 10 giovani, per lo più di recente acquisizione, comunque molto legate agli insegnamenti di Chamalu, anche se lui stesso non abitava più li. Janajpacha è un luogo spirituale, radicato nella conoscenza ancestrale andina, in cui la giornata inizia con una meditazione di gruppo e termina in un cerchio di chiusura per coloro che desiderano unirsi. Organizzano vari rituali, workshop, terapie e lezioni di spagnolo, cercando di sostenere se stesse e il luogo attraverso eventi e quote di coloro che decidono di aderire - i nuovi membri pagano per i primi mesi del loro soggiorno. Come volontari ci è stato permesso di rimanere per una settimana gratuitamente, aiutando con il giardino, pulendo, riparando, cucinando. Ciò significava, tuttavia, che ogni settimana si presentavano nuovi volontari, il che generava una certa frustrazione nelle persone che vivevano lì e dovevano incontrare il flusso continuo di volti nuovi ogni settimana. I membri condividono tra di loro le principali responsabilità, avendo diverse persone che gestiscono l'orto, la manutenzione, la pulizia, i volontari, la cucina, ecc. Si mangia tutti insieme, ma tempo e spazio individuali sono molto apprezzati: il terreno e un numero di edifici splendidamente progettati sono sicuramente abbastanza grandi per soddisfare questa esigenza. C'erano molti angoli per la meditazione, cerimonie, passeggiate consapevoli o la connessione con la natura da poter sfruttare dopo 6 ore di volontariato. :)
Duraznillo è un piccolo ad isolato villaggio peruviano nel mezzo della catena andina. La comunità è composta da circa 60 famiglie, che vivono insieme da generazioni. Non è una comunità intenzionale, ma coltiva forti relazioni e supporto reciproco. Si sostengono principalmente coltivando caffè biologico e si aiutano a vicenda, soprattutto durante il raccolto. Gli abitanti di Duraznillo raccolgono il caffè in gruppi, dedicando diversi giorni per ogni fattoria, per rendere il loro lavoro più efficace, ma anche più piacevole. Magari oggi 10 persone raccolgono il caffè sul tuo terreno, il che significa che sei responsabile dei pasti quel giorno. Tutti si incontrano la mattina presto a casa tua per una zuppa calda e da ci si sposta insieme alla tua piantagione, che si trova a 20-40 minuti a piedi dal villaggio. Nel pomeriggio porti loro il pranzo (a seconda del giorno: riso, banane , fagioli, yuka, uova + caffè o succo d'arancia). E la sera tornano tutti insieme e ti raggiungono ancora una volta per l'ultimo pasto. Domani magari si va tutti insieme a raccogliere il caffè da tuo cugino e mangiamo a casa sua. La vita nel villaggio è abbastanza semplice e le condizioni un po' dure, dato che si trova sopra i 2000 metri e non ci sono molti prodotti che possono essere coltivati. Allo stesso tempo l'accesso ai negozi è abbastanza limitato - ogni mercoledì c'è un furgoncino con prodotti di base, ma in generale gli abitanti dipendono da ciò che loro stessi o i loro vicini possono coltivare. E la comunità nel loro caso non è una moda arrivata dall'oggi al domani - anch'essa è stata coltivata di generazione in generazione e mai dimenticata.
Ulica Siostrzana [Via Sorellanza] è un tipo di comunità alquanto differente. In realtà è un collettivo femminista polacco che si occupa di organizzare campi femministi estivi. Esiste dal 2001 e da allora ha organizzato 18 campi. Eppure non ha alcuna struttura, è un gruppo fluido a cui appartieni se senti di farne parte. Non ci sono criteri per l'adesione. In realtà ci sono due tipi di comunità che si formano in questo processo: una è composta da coloro che decidono di organizzare il campo per l'anno in corso e l'altra è costruita sul posto durante i 10 giorni del campo femminista stesso. Ogni anno diverse persone decidono di unirsi al team organizzatore e hanno pieno potere sulle decisioni riguardanti quel campo, alcune delle quali sono piuttosto essenziali - per esempio chi può partecipare al campo? La situazione è cambiata nel corso degli anni, diventando con il tempo sempre più inclusiva: oggi le partecipanti non sono solo donne e ragazze, ma anche persone queer, transgender e transessuali. La comunità costruita durante il campo di solito è composta da circa 40-50 adulti e 10-15 bimbi ed è incredibile osservare come si possano creare legami così forti in così poco tempo. Le decisioni - sia nel gruppo organizzatore che nel campo - vengono prese per consenso, all'unanimità. L'organizzazione del campo è un'attività volontaria e le partecipanti pagano per l'alloggio e il cibo. Possono pagare più della loro quota per sostenere chi ha situazioni economiche più difficili. Anche Ulica Siostrzana raccoglie fondi aggiuntivi per questo scopo, cercando di essere il più inclusiva possibile. È un ambiente piuttosto unico - anche se ci sono stati alcuni seri conflitti nei suoi 22 anni di storia, il gruppo continua a formarsi e organizzare il campo. Quest'anno il campo femminista si svolgerà in Mazury, Polonia, dal 21 al 30.07.2023. Qui puoi trovare maggiori informazioni: https://siostrzana.org/?p=2288.
Arterra Bizimodu è una comunità intenzionale nel nord della Spagna. E il posto in cui abbiamo deciso di tornare. È una comunità nata 8 anni fa, con circa 25 membri adulti + 6 adulti nel processo di ingresso + 11 volontari di lungo termine + i bambini. Vivono tutti in un grande edificio, attualmente affittato dai proprietari, che un tempo era un albergo e ancora prima un seminario. Ogni membro o nucleo familiare vive in appartamenti separati, con la propria cucina, bagno, ecc. Ogni persona paga per l'affitto dell'appartamento - il prezzo dipende dallo status della persona nella comunità (membro, volontario o visitatore) e i metri quadrati. Il prezzo è inferiore alla media della zona, ma è solo parte del contributo, la parte più importante per la comunità e' il tempo - circa 30 ore al mese. L'affitto comprende luce, gas e tutte le comodità. Arterra organizza un ampio numero di eventi durante l'anno e le loro entrate alimentano il budget comune, che viene utilizzato per la manutenzione, lo sviluppo, ecc. Arterra basa la sua gestione sulla sociocrazia (ne parleremo in un articolo a parte, qui citeremo solo che la sociocrazia valorizza l'efficienza e l'uguaglianza, le decisioni vengono prese per assenso e il lavoro è suddiviso tra vari circoli operativi). Come membro di una comunità sei tenuta a partecipare alle riunioni dei tuoi circoli e a eseguire i compiti che ti sei presa in carico, ma il tuo coinvolgimento nella vita sociale della comunità dipende dalle tue preferenze. In genere la comunità si riunisce tutti i giorni per il pranzo comune (la colazione e le cene vengono preparate in casa) e occasioni particolari, ma in pratica respira secondo il mood e le stagioni - in inverno le persone tendono ad essere più appartate e anche i pranzi comuni possono non avvenire, mentre d'estate c'e' sempre qualcosa in programma. Arterra ha una propria visione e missione che è legata non solo al vivere insieme, ma anche alla creazione di un mondo migliore. Producono la propria frutta e verdura biologica, il biogas, hanno pannelli solari e a livello di comunità mantengono alti gli standard di sostenibilità, acquistando solo prodotti equi ed ecologici, riciclando correttamente tutti i rifiuti e i materiali non necessari, mettendo a disposizione vestiti e cose inutilizzate ma ancora in buone condizioni prolungandone la vita, ecc.
Il Thabarwa Meditation Center in Myanmar è una comunità composta da monaci buddisti, abitanti del villaggio e centinaia di persone bisognose che sono lì arrivate o lì sono state abbandonate. È stata fondata da Sayadaw u Ottamasara che ne è il leader spirituale, seguito da molte persone in cerca di uno scopo. Thabarwa e' situato vicino a Yangon e il terreno in cui si trova si confonde con quello di altri abitanti del villaggio così che spesso è difficile dire dove inizi l'uno e finisca l'altro. Le persone bisognose - anziani, ammalati, disabili, senza altre possibilità di assistenza - vivono in enormi edifici curati da volontari locali e internazionali, oltre che da monaci buddisti. Ogni mattina i monaci, insieme ai volontari, si recano a Yangon per raccogliere cibo: in Myanmar dare da mangiare ad un monaco è considerato un buon karma, Un gesto positivo per la tua anima. Tornano al centro verso le 11.00 con camion carichi di cibo, che viene distribuito per il pranzo tra le persone che fanno parte della comunità. La colazione è composta da riso, lenticchie e un po' di pesce, mentre la cena non è prevista: si può digiunare o prepararlo in proprio. Solo i volontari internazionali la ricevono, gli avanzi del pranzo. Sebbene il centro stesso sia chiaramente radicato nel buddismo e nello stile di vita insegnato dal suo fondatore, coloro che vivono qui sono liberi di scegliere la propria strada. Non ci sono regole ferree, piuttosto una guida generale e un invito a ritrovare se stessi compiendo buone azioni. Il vitto e l'alloggio sono finanziati principalmente dalle donazioni della gente. Chiunque puo' venire e restare per tutto il tempo che desidera e di cui ha bisogno.
Arterra, dove ci troviamo in questo momento, ha in affitto un edificio enorme, quindi ogni mese paga una certa somma di denaro al proprietario. Tutti gli appartamenti privati si trovano all'interno di un unica struttura, ragion per cui qualcuno dubita che Arterra rientri davvero nella categoria di "eco-villaggio", che di solito e' associato ad un conglomerato di edifici separati (solitamente ecologici). Di questo tipo ce ne sono diversi qua' in giro. In Spagna non è raro che un eco-villaggio prenda il via occupando un paesino abbandonato; è il caso di Lakabe: una comunità situata a mezz'ora di macchina da qui ed una delle più riconosciute in Europa. Hanno ristrutturato un vecchio villaggio abbandonato e lo hanno trasformato in uno spazio abitativo bello e sostenibile. Funzionano in modo abbastanza diverso da Arterra: hanno un'economia comune, il che significa che non c'è proprietà privata e guadagnano insieme, come comunità, vendendo pane e organizzando corsi di formazione. Le persone che non sono direttamente coinvolte in queste attività sono responsabili di altre aree che riducono le spese, ad es. cura dell'orto o degli animali. Abbiamo avuto la possibilità di visitare Lakabe due volte finora - una per celebrare l'8 marzo e una volta per la loro festa, e siamo curiosi di esplorarla ancor di più, anche se Lakabe, almeno al momento, non sarebbe la nostra prima scelta come luogo in cui vivere. Un po' troppo isolato (anche se splendidamente incastonato tra le montagne), con accesso limitato a Internet e scarso segnale telefonico, basato su un'economia condivisa... è un po' troppo impegnativo per noi, ma ci sono molte persone che hanno trovato il loro paradiso a Lakabe o in altri posti simili.
Sandeck è un piccolo villaggio a 90 km da Phnom Penh, capitale della Cambogia. Quando abbiamo visitato il posto nel 2015, non avevano accesso all'elettricità o all'acqua corrente. Per molti abitanti siamo stati i primi bianchi che hanno visto nella loro vita. Siamo stati invitati da Dan - un changemaker che si e' impuntato per continuare la sua istruzione anche se la maggior parte delle persone nel villaggio non vedeva alcun valore nel farlo. Oggi organizza corsi di inglese per centinaia di bambini di Sandeck e dei villaggi locali, infondendo in loro la sua passione per l'educazione e mostrando in prima persona come questa può cambiare le loro vite. Anche se isolato e abbastanza povero, Sandeck ha mantenuto ciò che molti altri luoghi hanno perso: uno spirito di comunità. Non parlavamo la stessa lingua (solo i più giovani sapevano dire alcune parole in inglese), eppure siamo stati molto ben accolti dalla famiglia di Dan e da tutti i vicini. Ognuno di loro ha cercato di condividere qualcosa con noi, da un pugno di riso, un frutto, a una sciarpa. Spesso passavano da casa dei genitori di Dan per vederci mangiare o lavorare, curiosi di sapere come potevamo vivere in mezzo a loro. E infatti la settimana trascorsa con loro è stata una delle più interessanti dei nostri viaggi nel sud est asiatico. Ci hanno ricordato molte cose che avevamo già dimenticato: come stare insieme, come prendersi cura l'uno dell'altro, come riutilizzare le cose e non buttarle mai via, come preparare cibo fresco ogni giorno da ciò che la natura ci offre e come tenere le porte aperta a chi passa di li.
*Per capire cosa intendiamo con comunità (intenzionale), controlla le definizioni che abbiamo postato.
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