Non c’è nulla di permanente, tranne il cambiamento. Lo sappiamo, perché ci viviamo dentro a questo flusso costante. Eppure continuiamo a resisterlo. Lo temiamo. Forse perché spesso non riusciamo a vederlo in prospettiva, come un processo. Un processo che possiamo comprendere. Ci sono molti concetti che descrivono il cambiamento, come si presenta e come si avviene. Cominciamo con un grafico, chiamato curva del cambiamento di Kubler-Ross. Questa semplice immagine mostra la complessità del processo di cambiamento che attraversa diverse fasi, che portano con sé emozioni diverse, spesso contraddittorie. Un momento siamo pieni di gioia ed eccitazione e poco dopo tristi, frustrati o arrabbiati.
Indipendentemente dal fatto che il cambiamento sia una nostra decisione (mi licenzio!) o quella di qualcun altro (sono stato licenziato!), non sarà mai una linea dritta verso il successo. I passi indietro, i dubbi, i rimpianti ne sono parte tanto quanto lo sono il dolore e momenti di depressione. Anche se cambiamo in meglio, ad esempio lasciandoci alle spalle un lavoro insoddisfacente per rimpiazzarlo con un’offerta più allettante, c'e' comunque una parte di lutto che dobbiamo tenere in considerazione. Ogni decisione che prendiamo, ogni scelta, significa che altre strade non saranno percorse ed hanno bisogno di un momento di dolore grazie al quale ne accettiamo la perdita. Senza elaborare il lutto è difficile creare spazio per il nuovo che ci aspetta e concentrare tutte le nostre energie sullo sperimentare, l'orientarsi e integrare. Ciò che può aiutare sono piccoli rituali. Magari una serata passata a scrivere sul tuo diario ciò per cui si e' grati e per la scelta consapevole di lasciare andare questa cosa. Magari una cerimonia con il fuoco in cui bruciare ciò che non ti serve più. Magari una festa d'addio con le persone a cui tieni di più. Accetta tutte le emozioni che vogliono essere ascoltate. C'è un motivo per cui vengono.
Questo è, diciamo, il modo analitico di vedere il cambiamento. Ma possiamo anche descriverlo come una storia e chiamarlo il Viaggio dell'Eroe. Sì, sì, è la stessa cornice su cui si basano molti miti, libri e film di Hollywood. E questo non deve sorprendere: le storie che leggiamo o guardiamo ci catturano proprio perché riflettono la nostra esperienza personale, il nostro stesso processo di crescita e trasformazione. Il cambiamento è una sorta di avventura, e di solito inizia con una chiamata - la telefonata a Neo in Matrix, Gandalf che bussa alla porta di Bilbo o la più familiare radiosveglia in Ricomincio da capo?!? -. All'inizio magari siamo spaventati, esitiamo, oppure siamo supereccitati, ma comunque esposti ad alcuni ostacoli e prove per verificare se siamo davvero pronti a varcare la soglia e andare verso l'ignoto. Ci saranno persone lungo la strada che ci aiuteranno (l'Oracolo, Lady Galadriel o magari quell'insegnante di storia...), che appariranno inaspettatamente una volta che decideremo di provarci. Ma c’è anche una caverna oscura, un abisso, che ci aspetta, un momento difficile in cui una parte di noi deve morire per fare spazio a qualcosa di nuovo. E non è un passo facile. Prima di iniziare a viaggiare per il mondo, la caverna oscura di Anna è durata due anni. Due anni di umore basso e di inquietudine, con poche gioie e tanti dubbi. Ma senza questo passaggio non ci sarebbe trasformazione, senza affrontare il drago – le nostre paure e ombre – non c’è alcun vero cambiamento. Solo dall'altra parte ci sono tesori e superpoteri con cui possiamo tornare al mondo di sempre. E poi... si riparte per una nuova avventura.
Joseph Campbell, storico e professore, ha elaborato il concetto di Viaggio dell'Eroe studiando miti antichi che coinvolgono inesorabilmente eroi maschili: Osiride, Prometeo, Mosè ecc.... Incalzato dalla sua studentessa Maureen Murdock riguardo al ruolo delle donne nelle storie, ha detto: “Le donne non hanno bisogno di fare il viaggio. In tutto il viaggio mitologico la donna è presente. Tutto quello che deve fare è rendersi conto che è lei il luogo a cui le persone cercano di arrivare." E visto che molte donne non sono granche' soddisfatte col ruolo di Penelope, Murdock ha creato un percorso alternativo, il Viaggio dell'Eroina. Mentre il Viaggio dell'Eroe si basa sull'analisi di miti e leggende, il Viaggio dell'Eroina è la conclusione di anni di lavoro con donne durante seminari e terapie. Si dice che, essendo parte di un sistema patriarcale, le donne debbano rinunciare al loro lato femminile molto presto per poter sopravvivere. A quel punto posso percorrere il classico Viaggio dell'Eroe solo per rendersi conto alla fine che non hanno trovato una soddisfazione profonda, che non hanno veramente nutrito la loro anima. Ed è qui che inizia l'unicità del loro viaggio: reclamare la parte femminile e integrarla con quella maschile. Leggendo due volte il libro Il Viaggio dell'Eroina, Anna ha scoperto di poter dare dei nomi a molte delle sue esperienze. Provalo, magari anche tu troverai anche qualcosa per te.
Qualunque sia il concetto di cambiamento più convincente per te, una cosa è chiara: il cambiamento è un processo. Un processo in cui fai qualche passo avanti solo per ritrovarti due passi indietro. Un processo pieno di gioia, ma anche di paure, di eccitazione ma anche di dolore. Un processo che richiede tempo, riconoscimento e spesso sostegno da parte degli altri. Un processo che può provocare molta frustrazione e rabbia e perfino bloccarci per anni oppure essere un inizio di crescita e sviluppo personale, uno specchio per conoscere meglio noi stessi. Il cambiamento è qui. E lo sarà sempre. L’unica cosa che possiamo fare è accettarlo, imparare e crescere con esso, senza nascondere la polvere sotto i tappeti che incontriamo lungo il cammino. Facile? Assolutamente no. Anche noi continuiamo a lottare con noi stessi e non sempre siamo in grado di riconoscere in quale fase ci troviamo e cosa richiede. Ma lì, dall'altra parte della caverna, c'è un tesoro che ci aspetta. E questo lo sappiamo già.
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