La tristezza… un'emozione con caratteristiche molto diverse rispetto alla rabbia o alla frustrazione, di cui abbiamo parlato nei post precedenti dell' #YearOfEmotions. La tristezza ci informa che abbiamo perso qualcosa o qualcosa è finito e dobbiamo prenderci del tempo per elaborare il lutto. Magari abbiamo perso un oggetto, una persona, una speranza, una convinzione, un'opportunità, a volte semplicemente perché abbiamo scelto qualcos'altro. E anche se abbiamo deciso per un'opzione che ci sembra chiaramente migliore, l'altra opzione che ci lasciamo alle spalle richiede comunque un po’ della nostra attenzione. La rabbia e la frustrazione ci danno l’energia per agire, mentre la tristezza ci costringe a fermarci, a guardarci dentro, nel nostro mondo interiore, a prenderci tempo per sentire il dolore, elaborare il lutto e celebrare l’addio. Molti di noi combattono questa sensazione perché sembra in qualche modo inutile, sicuramente scomoda. Eppure, senza dire addio a ciò che non ci serve più o semplicemente non può essere nostro, permettiamo che rimanga bloccato dentro di noi, non solo influenzando la nostra salute fisica ed emotiva, ma anche impedendoci di dedicarci appieno a cose nuove. Il lutto ci consente, alla fin fine, di andare oltre e di creare lo spazio per qualcosa di nuovo.
A volte è questione di passare una serata sotto le coperte, con un tè caldo, coccolando il gatto; a volte può volerci molto, molto più tempo. Anna ha avuto bisogno di due anni per dire addio ad alcuni aspetti della sua vecchia vita per poter abbracciare pienamente una nuova avventura. Per entrambi la cosa più difficile da lasciare andare sono le persone. Alcune relazioni sono finite e, anche se ce ne rendiamo conto, possono volerci anni prima di lasciare andare quella persona. Ma una volta fatto, si crea uno spazio che nuove persone possono colmare, molto più vicine a chi siamo in questo particolare momento. E paradossalmente alcuni di quelli che lasciamo andare ritornano dopo un po' con nuova energia, permettendoci di creare nuove relazioni senza rimanere bloccati in quello che eravamo molto tempo fa.
A volte è utile fissare un appuntamento con la tristezza, diciamo due sere al mese. Per concederti lo spazio e il tempo per piangere, per apprezzare ciò che è stato e lasciarlo andare. Tenere un diario, piccoli rituali, parlare con un amico: tutto questo può aiutare, sempre che ci permettano di dare udienza alla tristezza e di non scappare da essa. Per molte persone la tristezza è scomoda, non è un caso che alcune vedendo le nostre lacrime ci invitino a non piangere. Non farlo. Incoraggia le persone a piangere, se ne hanno bisogno. Piangere aiuta a tirare fuori le cose e bloccare le lacrime non gli e' utile, serve solo a evitare il disagio di stare vicino a qualcuno che soffre. Piangi, piangi, piangi! Io (Anna) sono una grande fan del pianto, tanto che ora lo uso per conoscermi meglio. Quando sento che dentro di me c’è qualcosa che non va, ma non sono sicura di cosa, comincio a parlare, solitamente ad Andrea, di quello che mi viene in mente riguardo a ciò che vivo e presto attenzione a quando mi vengono le lacrime agli occhi. Quello è il punto, lì c'e' qualcosa che stride.
Non c'è niente di male nell'essere tristi. È molto peggio cercare di toglierla di mezzo senza farne esperienza o comprendere appieno ciò che la tristezza sta cercando di dirci. Ma la tristezza fa paura. Il timore che una volta scoperchiato il vaso non saremmo più in grado di richiuderlo. Magari non siamo abituati a vedere noi stessi o un'altra persona in una situazione vulnerabile. E infatti molti di noi coprono la tristezza (o anche la paura) con la rabbia. La rabbia ci dà potere e paradossalmente può essere più facile da accettare. Quando senti che ti sta montando la rabbia, prova ad andare più in profondità e a osservare: c'è qualcosa dietro? Permettiti di essere vulnerabile, ascolta i tuoi sentimenti. C’è un messaggio importante, che, anche se scomodo in questo momento particolare, ti aiuterà nel lungo termine.
E se ritieni di non poter affrontare la tua tristezza da sola, chiedi a un amico. O un terapista. Fa davvero la differenza nel tuo viaggio nella vita.
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